Pagina PrecedentePagina successivaNel bene o nel male

Siamo ormai in estate (praticamente anche se non ufficialmente). Fa un caldo bestia che non semplifica di certo la situazione di noi poveri redattori e universitari costretti da un direttore aguzzino (aguzzino a chi? Piantala o ti frustoàndRyo) a scrivere articoli in continuazione e studiare per quella meravigliosa invenzione detta: esame universitario. Come affermava Jean in Nadia (ma anche Misato in Evangelion.ndRyo) "l'aria condizionata e la pi∙ grande invenzione che la scienza abbia mai portato" (proporrei alla redazione di comprare un condizionatore). Come se non bastassero tutte queste distrazioni inizia pure il mondiale (oggi, mentre sto scrivendo Φ la giornata inaugurale)(mentre correggo, l'Italia ha pareggiato 2-2 col Cile: non Φ certo quello che si chiama un inizio brillanteàndRyo), evento che segue anche un non tifoso menefreghista su tutto quello che capita in ambito sportivo come il sottoscritto. In questo periodo si rallenta un attimo e si ripensa a quello che Φ successo finora e a cosa potrα accadere nel prossimo futuro. La programmazione televisiva sembra venire improvvisamente lobotomizzata. I programmi nuovi e con un certo potenziale vengono tenuti nel cassetto in attesa della nuova stagione, i cinema chiudono i battenti e tutti quanti prendono a riproporre spettacoli triti e ritriti fino alla nausea. Quale periodo migliore per fare un po' il punto della situazione? Se nell'ultimo anno il mercato dell'editoria e dell'home video, per quel che riguarda le produzioni giapponesi, ha conosciuto un vero e proprio boom, lo stesso non si pu≥ affermare per la situazione televisiva. Tutto sommato la Mediaset oltre le classiche e nauseanti repliche di anime ha mandato in onda serie abbastanza recenti : tutto Slayers, compreso il Try, trasmesso a qualche mese di distanza dal suo termine in Giappone, Rayheart, Marmolade Boy. E' ripresa da poco la programmazione di Dragonball su Jtv e prima di lui Dragon Quest (entrambi direttamente dai magazzini Mediaset) (e si vede! ndGoku) mentre languiscono ancora serie come H2 (piuttosto che vederle trasmesse allo stessa maniera di M.Boy preferisco che continuino a languire). Dicono che Mediaset abbia acquistato Utena e avendo visto qualche puntata giα tremo al pensiero di cosa ne possano far saltar fuori. Nulla di nuovo quindi. Le serie televisive vengono comprate e sistematicamente maciullate, i giornalisti ancora troppo spesso intervengono gratuitamente e fuori luogo su argomenti che non conoscono bene e su un genere di mercato a loro ignoto. Psicologi, pedagoghi e pseudo-esperti a commentare negativamente i contenuti dei programmi per ragazzi e la stampa fin troppo disponibile a montare casi inesistenti. Purtroppo per certi versi la situazione sta peggiorando. Ora le polemiche si stanno estendendo anche a produzione americane generalmente immuni da tutto ci≥ e ancora pi∙ preoccupante a prodotti targati Disney. In un articolo apparso sul "Venerd∞" di Repubblica (rivista in cui sono riuscito a trovare parecchi articoli interessanti scritti da giornalisti competenti) di Federica Lamberti Zanardi, si spara a zero su gran parte delle produzione animate presenti in Italia. Sorvolando sulle classiche argomentazioni utilizzate riguardo gli anime, contesta violentemente i Simpson (arrivati a un riconosciuto successo dopo anni di messa in onda) Beavis & Butt-Head in onda su Mtv (fortissimi) e il mai giunto in Italia South Park, di cui si e discusso tanto anche in America. Le argomentazioni? Per certi versi ridicole e per altri discutibili. Cosa rispondere a una persona che scrive: " Ironici dissacranti e cinici i protagonisti dei cartoon anni Novanta hanno come unico scopo quello di educare i piccoli spettatori alla violenza, allo sberleffo, alla volgaritα fine a se stessa.". Secondo quanto scritto quindi, gli spettacoli non verrebbero pi∙ prodotti per politiche commerciali o nemmeno per fare odiens, ma per irretire le giovani e indifese menti dei telespettatori. Inutile cercare di spiegare che produzioni come i Simpson sono indirizzate a un pubblico pi∙ generalista che non quello specificamente infantile e che, come avrα notato chiunque abbia guardato almeno due episodi sono pervase da un buonismo di fondo che si risolve spesso nel classico finale da situation commedy familiare americana in cui tutti si vogliono un bene dell'anima (se pure raccontato con il classico umorismo un po' cinico e un po' goliardico dei Simpson). Riguardo alla Disney ad essere presi di mira sono i Gargoyles (c'era da giurarci) e Aladdin criticati per il contenuto delle storie che troppo spesso si ridurrebbero a uno scontro tra i buoni e il cattivone di turno. E allora? Dove sta la novitα? La maggior parte dei cartoon della vecchia guardia dai vari robottoni ai film Disney (Biancaneve, Robin Hood) si basavano su una contrapposizione buono/cattivo e se tutto sommato allora andavano bene qual Φ diventato il vero problema oggi? Un ottima domanda a cui Φ piuttosto difficile rispondere purtroppo. Si pu≥ dire che viviamo in una societα sempre pi∙ alienante e alienata, in cui non esiste pi∙ un'entitα familiare ben definita e in cui troppo spesso i bambini vengono lasciati a loro stessi senza un a guida precisa e parcheggiati davanti a un televisore. Si pu≥ dire che alcune certezze sono venute meno, che non ci sono pi∙ punti di riferimento (questa l'avr≥ sentita un migliaio di volte), che non ci sono pi∙ le mezze stagioni e un'altra quintalata e mezzo di motivazioni. In realtα penso che le cause siano molte e differenti, che varino parecchio da soggetto a soggetto e che se provassi a sviscerare l'argomento direi un sacco di sciocchezze. Quindi per il mio e per il vostro bene eviter≥ di salire in cattedra e mi limiter≥ a fare un paio di osservazioni. PerchΘ ogni qualvolta capiti qualcosa o si discuta di giovani in generale, sia infanzia che adolescenza, e sulle motivazioni di certi atteggiamenti si punti sempre il dito su quelle quattro classiche cose: la violenza in televisione, i videogames, i giochi di ruolo, un certo tipo di musica, eccàecc. Siamo d'accordo che sono comunque aspetti da considerare, ma forse sarebbe meglio cercare di scoprire le vere motivazioni che spingono una persona a certi atteggiamenti e che poi possono riflettersi in svariate maniere. Per intenderci meglio alcuni anni fa un gruppo di ragazzi dopo aver visto il film "The Program" (distribuito dalla Buena Vista) si sono sdraiati nel bel mezzo di una strada trafficata (per emulare alcune scene del film) e prevedibilmente hanno finito col diventare parte integrante dell'asfalto. Chiunque si sdrai su una strada percorsa da automezzi ha qualche serio problema (fosse anche solo la mancanza di buonsenso) e non penso che si possano imputare responsabilitα di qualche tipo al lungometraggio, come di fatto accadde (Φ un tantino estremo come esempio, ma rende l'idea). Sarebbe pi∙ intelligente cercare di individuare le cause che possono portare un individuo a un gesto di questo tipo e non fermarsi alle apparenze finendo poi con l'utilizzare il mezzo di espressione in questione sia esso film, anime o altro come capro espiatorio. Una volta capite le motivazioni si pu≥ agire a monte su di esse per evitare che certi fatti possano ripetersi. Detta molto banalmente Φ pi∙ importante e ritengo anche pi∙ efficace, educare che proibire o censurare, mettere lo spettatore in condizione di confrontarsi in maniera distaccata con quello che passa sul teleschermo in modo che anche in futuro se mai gli capitasse di posare lo sguardo su qualcosa di veramente violento non ne rimanga sconvolto. Il problema Φ che questo Φ piuttosto difficile da portare a termine. E' molto pi∙ facile rimuovere l'immagine e illudersi cos∞ di aver eliminato il problema che cercare di spiegarla. Sempre in questo "splendido" articolo la giornalista lamenta: " Ma in che modo si e passati dai vecchi e cari Tom e Gerry a questo genere di cartoon?". Spero che voi vi ricordiate cosa provavano continuamente a farsi l'un con l'altro i "vecchi e cari Tom e Gerry", ai quali Itchy & Scratchy dei Simpson si ispirano ben poco velatamente. Fin qui si Φ parlato di censure visive. Praticamente tutti quelli che si interessano un minimo di animazione giapponese sanno come stanno le cose. Gli anime sono pieni di tagli e vere asportazioni di scene o a volte di intere puntate sulla base di un indecifrabile criterio stabilito da un fantomatico pool di psicologi. Siamo ormai abituati a vedere scene contigue senza collegamenti logici tra loro, orrendi fermo immagini, variazioni di colore arbitrarie (molti hanno pensato che la tv fosse improvvisamente impazzita) e tutta una gamma di espedienti che definirei eufemisticamente patetici. Che il caotico risultato di questo genere di operazioni sia pedagogicamente utile Φ abbastanza discutibile (vorrei sentire l'impressione di un bambino sull'ultima puntata di Slayers Next). Accanto a questo genere di censura, ne esiste una meno macroscopica seppure evidente se si presta una certa attenzione: quella relativa al parlato. Termini come "morto" o "defunto" tendono ad essere evitati e cos∞ si cerca di fare anche con tutti quei termini che hanno significati religiosi o legati vagamente (molto vagamente) al sesso. Molto spesso personaggi morti o che stanno per morire sono stati spediti in realtα in un'altra dimensione o sono semplicemente malati (per non parlare di sorelle gemelle e amenitα simili). Dialoghi che in versione originale sarebbero sostenuti e che andrebbero adattati utilizzando termini un minimo ricercati (cosa che farebbe bene a tutti, adulti e bambini) vengono banalizzati e semplificati eccessivamente quasi avessero il terrore che una folla di mamme inferocite possano intasare i centralini protestando per il linguaggio troppo corretto. Si assiste cos∞ a dialoghi che hanno del paradossale: non mi scorder≥ mai (anche perchΘ quando sono sul punto di farlo una mia cara amica me lo ricorda puntualmente) un dialogo di "Shoot" (cartone sportivo di ispirazione calcistica.ndRyo) in cui il classico "maranza" va dalla squadra del protagonista e alla sua richiesta di vedere Kubo (l'ex capitano) si sente rispondere "Kubo Φ volato in cielo" (intendeva dire che era morto). Al che io avrei chiesto " che ha fatto?àha preso un aereo?". Non mi sembra cosi grave la parola morte, la parola sangue o il fatto che sia possibile qualche volta tirare le cuoia anche se si tratta di un cartone. La cosa che per≥ sopporto di meno, probabilmente perchΘ non ne ho ancora capito esattamente le motivazioni, Φ l'assenza dei silenzi. Guardatevi un qualsiasi episodio di un qualsiasi anime made in Mediaset e contate i minuti di silenzio. Prendetevi lo stesso episodio in versione originale e fate la stessa operazione. Riscontrerete un sensibile differenza tra le due versioni. Questo perchΘ la Mediaset non fa che riempire di dialoghi insulsi e inesistenti gli anime che trasmette. Li infarcisce di voci che continuano a parlare fuori campo, narratori inesistenti (come in Art∙ e Rayheart), personaggi che parlano in continuazione anche quando le labbra non si muovono e che se non stanno parlando allora pensano. Non ci sono pi∙ scene in cui dovrebbero essere le immagini a parlare: determinate inquadrature, un particolare paesaggio o un gioco di sguardi, ma solo un continuo e insignificante bla bla bla. PerchΘ tante chiacchiere? Non me lo riesco a spiegare logicamente. Forse pensano che qualche scena senza dialoghi farebbe calare l'attenzione dei piccoli telespettatori. Forse come ha ipotizzato un mio amico lo fanno per mantenere basso il livello culturale del pubblico e alta la sua malleabilitα a tutti i messaggi di tipo commerciale (idea decisamente inquietante e che trovo un po' fantascientifica). Fatto sta che l'effetto finale Φ quello di togliere quel minimo di interattivitα tra lo spettatore e la tv (il fatto di dover ricavare il significato di una scena deducendolo dalle immagini) e di far subire in maniera assolutamente passiva lo spettacolo trasmesso. Facciamoli ragionare un minimo questi bambini. Bisogna anche considerare che l'Italia Φ uno di quei paesi in cui il cartone animato viene ritenuto uno strumento di intrattenimento esclusivamente rivolto ai bambini. Questo sta all'origine di gran parte dei problemi legati all'adattamento. Eppure, cosa pu≥ spingere un emittente ad acquistare serie che deve modificare, sprecando tempo e denaro, al punto da renderle irriconoscibili? Il Giappone e pieno di anime per bambini che rientrerebbero nei canoni previsti da certi palinsesti. La motivazione principale Φ la solita : l'odiens. La concorrenza tra i programmi per ragazzi delle varie emittenti Φ spietata e ha visto negli ultimi anni salire in particolare il gradimento di Solletico che trasmette quasi esclusivamente prodotti Disney. Serie come Slayers, Marmolade Boy o Lupin III sono generalmente guardate sia dai bambini che da persone di differenti etα (sicuramente da molti ragazzi tra i 16 e i 25) e rappresentano quindi un'arma in pi∙ nella guerra dell'ascolto televisivo. Cos∞ si prendono serie con un target discretamente alto le si taglia in tutti punti sospetti (e anche in alcuni che non lo sono) si banalizzano i dialoghi e le si trasforma in un qualcosa che dovrebbe fare contenti mamme, bambini e quella parte di ragazzi che non sanno o non si interessano di censure varie (la maggioranza temo). Ci sono anche evidenti motivi (sempre economici), legati al merchandising delle varie serie e ad accordi commerciali più o meno espliciti, con le ditte distribuitrici dei giocattoli e pupazzotti vari. Non sono uno di quelli che vorrebbero che gli anime fossero trasmessi senza tagli, con sigle, titoli e dialoghi attinenti all'originale. In fondo si parla di televisioni commerciali. Esse non sono media fatti di contenuti, ma media pubblicitari (sebbene ci si possano vedere dei bei programmi) come tali ci≥ che conta Φ soprattutto il ritorno economico (valgono molto di pi∙ milioni di mamme che quattro animefan). Non ha realmente importanza la qualitα di uno show, in effetti se le aziende (non succederα mai) decidessero in massa di acquistare spazi pubblicitari all'interno di un programma con un bassissimo indice di ascolto all'emittente non importerebbe affatto e lo spettacolo continuerebbe ad essere trasmesso. Riguardo alle tv commerciali bisogna sempre tenere a mente il detto "ottieni quello per cui paghi". In ogni caso vorrei che dimostrassero un po' di coerenza e non comprassero serie che non possono trasmettere integre. Fatto ancora pi∙ grave; spesso si comprano serie totalmente inadattabili secondo certi standard che finiscono dimenticate nei magazzini per anni prima che qualche altra emittente riesca a trasmetterli (come capit≥ a City Hunter e a Dragonball per esempio). Viene naturale chiedersi se i responsabili di certi programmi se li guardino prima di aprire il portafoglio e dire: "Compro! Compro!". Un tempo comprare serie a destra e a manca poteva avere un senso. Lo si faceva per evitare che cadessero nelle mani della concorrenza, ma in una situazione televisiva in cui la Rai trasmette esclusivamente cartoni Disney (anche se pare che stiano leggermente cambiando direzione) e Telemontecarlo replica vecchie serie non vedo a chi dovrebbero essere strappati determinati prodotti. Mentre la situazione italiana per certi versi rimane immutata e per altri si muove, anche se Φ ancora difficile dire in che direzione (stiamo a vedere come verranno trattati Tahio Shicauzo e Detective Conan) sulla scena internazionale sta mutando l'atteggiamento nei confronti dell'animazione Giapponese. La Disney doveva inizialmente far uscire Monoke Hime la primavera di quest'anno. Dopo essersi resa conto dell'effettivo valore dell'opera rimand≥ l'uscita nelle sale a luglio, ma anche stavolta si verifico un contrattempo. Si accorsero che a livello superficiale le somiglianze tra l'ultimo lavoro del Ghibli e il loro nuovo film, la principessa Mulen, sono pi∙ d'una e che non sarebbe stata una mossa saggia (vista la bellezza di Mononoke) farli uscire contemporaneamente quest'estate (anche se sarebbe stato un confronto interessante). Quest'inverno era fuori questione perchΘ in concomitanza era prevista l'uscita in videocassetta di Mulen (cosa centri l'uscita al cinema con le uscite in videocassetta non mi Φ chiarissimo). Il film sarα distribuito dalla Miramax Dimension Film (che non si sappia troppo che Φ coinvolta la Disney, anche se pare che per l'Europa e il Sud America se ne occuperà comunque la Buena Vista) a data da destinarsi del 1999 (si parla sempre di primavera) e pare che siano stati chiamati personaggi davvero validi per lavorare all'adattamento come Neil Gaiman, l'autore di Sandman (se non lo avete letto vi siete davvero persi qualcosa), mentre per le voci non e ancora stata effettuata una scelta (si Φ parlato anche di DiCaprio)(Oddio ndRyo).Nel frattempo Φ stata presentata il 23 Maggio negli Stati Uniti la versione in videocassetta di Kiki (annunciata l'uscita in settembre), di fronte a un pubblico per la maggior parte adulto, con grande sorpresa degli stessi presentatori. Se l'impressione per le voci e il doppiaggio in generale Φ stata positiva (da questo punto di vista la Disney a sempre fatto un ottimo lavoro) molti si sono lamentati per il modo in cui sono state americanizzate alcune parti dei dialoghi. Cosa pi∙ grave Φ che diversi brani musicali sono stati aggiunti in scene che ne erano prive (mi ricorda qualcosa) mal aggregandosi con l'armonioso lavoro di Hisaishi (il compositore delle musiche originali, nonchΘ di quelle, della gran parte dei film Ghibli). Insomma pare sia saltato fuori, com'era prevedibile, un film un po' pi∙ Disneyano e un po' meno Giapponese, ma tutto sommato accettabile. Se Mononoke avrα il successo che si merita diventerα palese il valore e le potenzialitα di certe produzioni giapponesi. Difficile dire cosa potrebbe accadere in quel caso. Potrebbe esserci una corsa delle grandi case americane verso i prodotti del sol levante oppure potrebbero essere fatti tentativi di delegare direttamente a studi giapponesi lo sviluppo di lungometraggi. Di certo verrebbe prestata pi∙ attenzione e considerazione a certi prodotti e questo costituirebbe un primo passo nel cambiare il modo di intendere il cartone animato da parte della gente. Una cosa del genere senza il supporto di una grande azienda come la Disney non sarebbe possibile e in questo senso sono totalmente favorevole all'accordo siglato con la Tokuma. Nel caso Mononoke fosse un fiasco cosa cambierebbe? Praticamente nulla, penso, la situazione non muterebbe se non per il fatto che il mondo conoscerebbe l'esistenza di un cartone animato pi∙ adulto e tenuto in buona considerazione dalla critica. In fondo il fallimento di Akira (anche a causa della pessima promozione fatta) non ha cambiato molto (se non per la casa distributrice); lo si Φ criticato un po' e poi tutto come prima. I detrattori degli anime hanno solo un esempio in pi∙. Nel bene o nel male quindi pare che le acque si stiano muovendo. Gli anime stanno sempre pi∙ diventando un fenomeno culturale uscendo poco alla volta (lode ai fumetti e all'home video per questo) dal ghetto in cui sono sempre stati relegati e da passione riservata a un ristretto gruppo di amatori. Dove tutto ci≥ finirα col portare noi e l'animazione e ancora presto per dirlo. L'importante Φ che comunque si cambi in una direzione o in un'altra perchΘ l'immobilitα in cui siamo vissuti negli ultimi anni non porterα mai nulla di nuovo. à..Ma siete ancora svegli?(NO! Mi sono addormentato 10 minuti fa!! SBADIGL! SBADIGL! NdGoku).

WDIM

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